Il 19 maggio scorso si è tenuto a Mantova il Convegno nazionale “Impianti di macellazione e trasformazione carni: esperienze locali e nazionali sulle misure di prevenzione anti-contagio e sulla gestione dei focolai di infezione da Covid-19”, un momento di riflessione sui risultati acquisiti attraverso il Piano Mirato di Prevenzione attivato a livello territoriale per migliorare la capacità di risposta del settore nel corso di pandemie, specie se di carattere zoonosico.

Tra le attività essenziali “non sanitarie”, i macelli e gli impianti di lavorazione delle carni hanno rappresentato dei punti critici per la prevenzione del contagio da Sars-Cov-2, in quanto luoghi nei quali la combinazione di fattori ambientali, gestionali e strutturali hanno favorito l’insorgenza di focolai. La prevenzione primaria in questi ambienti di lavoro ha implicazioni sociali, economiche e sanitarie date dalla tipologia del lavoro in contesti multietnici, dal blocco di filiere alimentari con ripercussioni produttive rilevanti (anche in relazione all’export) e dalla presenza di focolai secondari residenziali.

Sulla base delle evidenze scientifiche ed epidemiologiche, il tavolo tecnico interregionale per la sicurezza e salute negli ambienti di lavoro ha proposto - ad integrazione del Piano Nazionale di Prevenzione, applicato in attività essenziali e non differibili legate alla catena alimentare - l’attuazione del Piano Mirato di Prevenzione, impostato su tre strumenti di intervento armonizzati a livello nazionale: un questionario di autovalutazione da parte delle aziende, una scheda di verifica ispettiva ed una scheda di segnalazione di focolai.

Inoltre, l’attività messa in campo ha contribuito in chiave “One Health” al perseguimento dei seguenti obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite:

• povertà zero;
• fame zero;
• lavoro dignitoso e crescita economica;
• industria, innovazione e infrastrutture;
• consumo e produzione responsabili;
• partnership per obiettivi.