Peste suina africana
Peste suina africana
Nel 2014 è esplosa un’epidemia di PSA in alcuni Paesi dell’Est della UE; da allora la malattia si è diffusa in altri Stati Membri, tra cui Belgio e Germania, mentre in ambito internazionale è presente in Cina, India, Filippine e in diverse aree del Sud-Est asiatico, raggiungendo anche l’Oceania (Papua Nuova Guinea).
Da gennaio 2022 la malattia è stata confermata in diversi cinghiali in Piemonte, nella provincia di Alessandria, e Liguria, nelle provincie di Genova e Savona; il 5 maggio 2022 è stata, inoltre, riscontrata anche nel Lazio, in un piccolo cinghiale nella zona nord della città di Roma.
In considerazione del grave impatto sanitario sugli allevamenti suini, delle limitazioni al commercio internazionale di animali e loro prodotti e delle pesanti ricadute economiche dell’infezione, si riportano di seguito alcune informazioni e aggiornamenti sulla situazione epidemiologica.
La peste suina africana (PSA) è una malattia virale (famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus), che colpisce suini e cinghiali; è soggetta a notifica all’OIE, è altamente contagiosa e generalmente letale e per essa non esistono vaccini né cure. Colpisce suidi di tutte le età e nelle sue forme ad elevata virulenza è caratterizzata da morte improvvisa senza sintomi o da febbre elevata, perdita di appetito, emorragie cutanee (in particolare alle estremità e alle orecchie) e degli organi interni con morte in media in 2-10 giorni.
È altamente contagiosa e ha un tasso di mortalità che può raggiungere pressoché il 100%; gli animali infettati da ceppi meno aggressivi del virus possono, invece, non mostrare i tipici segni clinici.
La PSA non colpisce gli esseri umani.
La malattia si diffonde nei suini e nei cinghiali principalmente per contatto diretto con altri animali infetti (per via oro-nasale, attraverso la saliva, le urine e le feci), per ingestione di carne o prodotti a base di carne ottenuti da suidi infetti, indirettamente, attraverso attrezzature, indumenti e veicoli contaminati.
Il virus è altamente resistente nell’ambiente; è capace, infatti, di sopravvivere per lunghi periodi nelle secrezioni degli animali, nelle carcasse di suidi infetti, nelle carni fresche e congelate e in alcuni prodotti derivati; può rimanere infettante per 3–6 mesi in prodotti di origine suina non cotta: almeno per 15 settimane in carne refrigerata, per anni in carne congelata, da 3 a 6 mesi nei salumi.
La cottura a temperature superiori a 70 °C è, invece, in grado di inattivare il virus.
La presenza della malattia in Italia pone molti problemi e preoccupazioni ai servizi veterinari, perché causa di ingenti perdite economiche nel comparto suinicolo, con gravi ripercussioni anche sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti; nel territorio della nostra ATS, gli effetti indiretti si stanno già sentendo, in quanto l’export di prodotti agro alimentari sta subendo diversi stop verso alcuni paesi terzi (Cina, Giappone) che rappresentano un importante sbocco economico.
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